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TRA GLI SPETTACOLI PRODOTTI

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L’ORFEO
Favola in musica di Claudio Monteverdi

Nel 1480 Agnolo Poliziano scrive “La favola di Orfeo” che si inscena alla corte dei Gonzaga a Mantova. Tra la fine del ‘500 e i primi del ‘600 nasce il “recitar cantando” e la parola si fa emozione.  L’atmosfera a Corte è effervescente; si comprende che si sta per vivere un momento unico: è il 24 febbraio 1607 quando si rappresenta l’Orfeo di Monteverdi, musicista chiamato a Corte da Vincenzo Gonzaga e genio assoluto. Dalla sua mente, dalle sue dita, dalla sua anima nasce il primo melodramma: Orfeo. Monteverdi con quest’opera è  il vero iniziatore del nuovo e “italianissimo” genere di spettacolo; egli è infatti il primo a creare un’opera che riveli una struttura teatrale e musicale legata ad una reale efficacia drammatica. Dopo oltre 400 anni dal licenziamento di Monteverdi dalla corte gonzaghesca è arrivato il momento di chiedere scusa al Maestro attraverso la bellezza pura: la Sua Musica.

“Io la Musica son, ch’ai dolci accenti so far tranquillo ogni turbato core…”

In questa piccola frase cantata dalla Musica nel prologo dell’opera sta già tutto il senso di questa operazione, non tanto ambiziosa quanto consistente invece in un atto d’amore sia verso il Maestro, sia verso il pubblico, nell’intenzione di poter restituire un’emozione catartica che ritempri gli spiriti oggigiorno più che turbati da una frenesia e uno stress che a volte non lasciano spazio a quel “respiro” che solo può ritemprare l’anima inquieta che è troppo spesso in noi.

ORLANDO FURIOSO
Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori…….

Musica di Antonio Vivaldi, testi poetici di Ludovico Ariosto

L'edizione musicale dell'Orlando del 1727, proposta in questo progetto, è il frutto di un prezioso lavoro di approfondimento svolto presso la Biblioteca Nazionale di Torino, che custodisce la maggior parte dei manoscritti Vivaldiani. Dall'analisi della partitura, catalogata nel Fondo Giordano 39 bis, è scaturita una rilevante trascrizione e revisione del manoscritto a cura di Rita Peiretti.

 

La messa in scena degli epici personaggi della complessa vicenda si svolge in un intricato bosco, ricco di strade che si intrecciano come in un labirinto, che fanno incontrare e poi separare i diversi personaggi, come a simboleggiare il dedalo della vita e dei sentimenti umani.

La narrazione e la lettura di brani tratti dal poema ariostesco, sono affidati a giovani attori; altri, in veste di figuranti, danno vita agli eroi tra i quali: Orlando pazzo per amore, il trasognato Ruggiero, la bella Angelica, la maga seduttrice Alcina, l’eroica Bradamante e molti altri.

Lo spettacolo ha riscosso notevole successo sia a Marmirolo, presso la Palazzina da caccia dei Gonzaga, che al Teatro Olimpico di Vicenza. La musica di Vivaldi conduce lo spettacolo e rende a noi tutta la bellezza e il talento che il “Prete Rosso” ha inserito in quelle note e nella caratterizzazione umana dei personaggi meravigliosamente ritratti.

GIULIO CESARE IN EGITTO

di Georg Friedrich Händel

Composto nel 1723/1724 e rappresentato con successo al King’s Theatre Haymarket di Londra nel febbraio del 1724, ripreso e corretto nel 1725, Giulio Cesare è uno dei massimi capolavori di Händel e della sua inesauribile vena musicale e teatrale, che fa di lui un autentico fuoriclasse della musica barocca. Il pathos dei personaggi e i caratteri sono delineati dall’intensità della scrittura musicale e vocale che regala perle di incredibile bellezza. Tra i protagonisti dell’epoca calibri della statura di Senesino, famoso castrato che a Londra trovò il massimo del successo, Francesca Cuzzoni, Margherita Durastanti, Gaetano Berenstadt. Avvalendosi di cantanti di altissima fama e livello, Händel ha potuto dare il meglio di sé e creare momenti di lirismo sublime, di gioia esplosiva, di sofferenza intima e condivisa, di furori straripanti che sorpassano e surclassano le linee musicali dei compositori precedenti. Un capolavoro senza paragone.

 “Curio! Cesare venne, e vide, e vinse!”

Così afferma Giulio Cesare nella sua entrata trionfale nella Reggia di Alessandria all’inizio dell’opera. Niente di più falso secondo la mia impostazione registica.

Già il testo, suggerisce la forza di Cleopatra nel tessere trame e creare situazioni che le permettano di essere Regina d’Egitto a scapito del fratello Tolomeo e di un Cesare più uomo carnalmente innamorato che valoroso eroe romano. Lei è la vera e sola vincitrice su ogni cosa. La lacrimevole Cornelia, il focoso Sesto sempre alla ricerca della vendetta, l’ambiguo Tolomeo: nulla fermerà Cleopatra nei suoi propositi ambiziosi. Il trono finale è d’obbligo nell’apoteosi generale.

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